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<TR>
<TD>
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<div style="position:absolute; top: 32px; right: 24px; color:#009900; font-family: Arial; font-weight: bold; font-size: 12px;">13 Luglio 2018</div>
</div>
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<div style="width:540px; margin-left: 30px; position: relative; margin-top: 40px; border-bottom:1px solid #343399;">
<SPAN style="color:#88888d; font-family: Times New Roman; font-weight: bold; font-size: 24px; line-height: 63px;">Notizie di Interesse</SPAN>
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</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Tria: no a una manovra dura sui conti Ma la Ue chiede il rispetto dei vincoli</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Ivo Caizzi
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Corriere della Sera</b>
pag:
29
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
I vertici delle istituzioni comunitarie chiedono all'Italia il rispetto dei vincoli di bilancio. Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria ha invece escluso correzioni in grado di frenare la crescita, già rallentata nella zona euro e in Italia. 'In un momento di rallentamento dell'economia non si possono fare aggiustamenti troppo forti, che rischiano di essere prociclici' ha detto il responsabile di via XX Settembre. In ballo ci sono le correzioni strutturali previste dalle regole Ue (0,3% del Pil nel 2018 e 0,6% del Pil nel 2019, pari ad un taglio di circa 15 miliardi di euro). Nel 2018 nulla cambia - ha affermato il ministro - e nel 2019 non ci sarà sicuramente un peggioramento strutturale. Per Tria è sempre bene essere ambiziosi ma questo dipende dall'economia che non sta andando molto bene a livello europeo. Per l'Italia la Commissione europea ha stimato al ribasso la crescita, la più bassa della Ue: nel 2018 a 1,3% del Pil e nel 2019 a 1,1%. (Ved. anche Il Sole 24 Ore: 'Bruxelles taglia le stime sul Pil Tria: 'No forti tagli al deficit' - pag. 2)
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Salta la causale per i contratti stagionali</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Lorenzo Salvia
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Corriere della Sera</b>
pag:
11
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Ieri il Capo dello Stato ha firmato il decreto legge dignità. Ora manca solo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Sul testo già circolano le prime correzioni. La prima riguarda i contratti stagionali: a differenza di quanto previsto per i normali contratti a termine, non sarà necessario indicare la causale. Dalla relazione tecnica che accompagna il decreto emerge che la stretta sui contratti a termine - in particolare il taglio della durata massima da tre a due anni - potrebbe far perdere 80mila contratti a termine l'anno. Anche per questo il Parlamento potrebbe decidere di introdurre un incentivo per le aziende che trasformano i contratti a termine in contratti stabili. Questa mossa, tuttavia, farebbe lievitare i costi, già alti, di 220 milioni di euro. Problemi sui giochi hanno allungato i tempi di approvazione del decreto. (Ved. anche Il Sole 24 Ore: 'Retromarcia sugli stagionali, sì ai rinnovi senza causale' - pag. 3 e Italia Oggi: 'Niente causale per gli stagionali' - pag. 31)
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Impianti, maxi-multe per chi trasloca all'estero</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Lorenzo Salvia
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Corriere della Sera</b>
pag:
11
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Per contrastare le delocalizzazioni il decreto legge dignità prevede che le imprese dovranno restituire i contributi pubblici ricevuti se decidono di traslocare all'estero i loro impianti produttivi. Se lo spostamento avviene verso un Paese della Ue, l'azienda, oltre a restituire i contributi ricevuti, dovrà corrispondere gli interessi. Se il 'trasloco' avviene in un Paese fuori dalla Ue, si aggiunge anche una sanzione che va da due a quattro volte l'importo del beneficio ricevuto. Il meccanismo scatta se la delocalizzazione avviene entro cinque anni dal momento in cui l'azienda ha ricevuto l'aiuto pubblico. E si applicherà anche al super ammortamento.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Redditometro rivisto, rinvio per lo spesometro</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Lorenzo Salvia
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Corriere della Sera</b>
pag:
11
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Il decreto dignità contiene anche un pacchetto di misure fiscali. La prima è la revisione del redditometro, con cui il Fisco determina il reddito del contribuente in base alla sua capacità di spesa. La seconda modifica riguarda, invece, lo spesometro, cioè le comunicazioni sull'Iva che vanno inviate all'Agenzia delle Entrate: la scadenza per l'invio dei dati del terzo trimestre viene rinviata a febbraio 2019, insieme quindi all'invio dei dati del quarto trimestre. Più importante e costosa per le casse pubbliche è invece la novità sullo split payment con cui lo Stato versa l'Iva sui suoi acquisti direttamente a sé stesso. Dal meccanismo restano fuori i professionisti.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Tobin tax italiana sui derivati rinviata alla Corte di giustizia Ue</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Andrea Taglioni
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
20
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
La Ctr Lombardia, con l'ordinanza 1184/01/2018, ha rinviato alla Corte di giustizia dell'Unione europea l'imposta sulle transazioni finanziarie (la cosiddetta Tobin tax italiana) sui derivati per verificarne la compatibilità con le regole comunitarie. La tassazione, indipendentemente dal luogo di conclusione dell'operazione e dallo Stato di residenza delle parti contraenti, che grava sulle transazioni dei prodotti derivati il cui sottostante è rappresentato da titoli e altri valori mobiliari emessi da società residenti nel territorio dello Stato, potrebbe porre problemi sotto il profilo della libera prestazione dei servizi e dei movimenti di capitali. Secondo i giudici tributari d'appello va verificato se l'imposta può prescindere dalla residenza delle parti.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Deducibilità parziale dell'Imu al test della capacità contributiva</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Giorgio Gavelli
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
21
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
La legittimità della parziale deducibilità dalla base imponibile Ires o Irpef dell'Imu versata da imprese e professionisti sugli immobili strumentali sarà oggetto di giudizio da parte della Corte costituzionale, per effetto dell'ordinanza di rinvio della Ctp di Parma (271/01/2018, depositata lo scorso 5 luglio). I giudici di merito hanno infatti ritenuto rilevante e non manifestamente infondata la questione sollevata nell'ambito del giudizio sul rimborso d'imposta per gli anni dal 2012 al 2014. Fino al 2012 era prevista l'integrale indeducibilità dell'Imu dalle imposte sui redditi e dall'Irap. La legge di stabilità 2014 ha previsto la deducibilità parziale al 20% delle sole imposte sui redditi e relativamente agli immobili strumentali. Secondo i giudici la parziale indeducibilità finisce per collidere con il principio di capacità contributiva, in quanto l'imposizione grava su un reddito che è al lordo di una fetta significativa di un costo sicuramente inerente all'attività d'impresa o professionale.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Ravvedimento con sanzioni all'1,5% fino al 18 luglio</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Pierpaolo Ceroli e Agnese Menghi
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
21
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Il 18 luglio scade il termine per usufruire della riduzione della sanzione a 1/10 in caso di mancato pagamento del primo acconto Imu 2018. Pertanto si applicherà la sanzione dell'1,5% (1/10 del 15%) dell'imposta dovuta. Il contribuente dovrà versare, tramite F24, l'imposta, gli interessi e le sanzioni. Gli interessati devono prestare attenzione ai codici tributo perché ne sono previsti diversi a seconda della tipologia. Trascorsa la scadenza del 18 luglio restano altre possibilità di ravvedimento, ma con maggiori sanzioni.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Per i ricavi fittizi l'onere della prova va al contribuente</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Laura Ambrosi
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
22
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Con l'ordinanza n. 18390 depositata ieri la Corte di cassazione ha affermato che i ricavi derivanti da fatture false non concorrono alla formazione del reddito dichiarato se direttamente afferenti a spese o altri componenti negativi parimenti fittizi. Grava sul contribuente dimostrare la fittizietà di tali componenti e la loro correlazione rispetto ai costi falsi. Nel caso analizzato l'ufficio delle Entrate notificava alcuni avvisi di accertamento ad una società con cui si rettificavano i costi in quanto riferiti ad operazioni ritenute oggettivamente inesistenti. La contribuente presentava ricorso eccependo che in applicazione della nuova normativa sui costi da reato tali fatture dovevano considerarsi deducibili fino all'ammontare dei ricavi fittizi fatturati e registrati. Entrambi i giudici di merito rigettavano il ricorso della società che ricorreva in Cassazione.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Atto sostitutivo sempre valido</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Antonio Iorio
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
22
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Il giudicato su un atto impositivo riferito a vizi formali non impedisce all'ente impositore l'emissione di un nuovo provvedimento sostitutivo del precedente nel quale sono emendati gli errori inizialmente rilevati. Ad affermare questo principio è la Corte di cassazione con l'ordinanza n. 18420 di ieri. Un contribuente impugnava un avviso di liquidazione Ici eccependo un vizio di motivazione. La Ctp, accogliendo tale doglianza di ricorso, annullava l'atto. Il Comune non impugnava la decisione in appello, ma notificava un nuovo avviso di liquidazione integrando la motivazione. Il contribuente ricorreva in Ctp evidenziando che sulla questione si era formato un giudicato in quanto la precedente decisione era divenuta definitiva per mancanza di impugnazione. Entrambi i giudici di merito confermavano l'annullamento dell'atto. Il Comune ricorreva in Cassazione. Gli 'ermellini' hanno affermato che è efficace il provvedimento che sostituisce quello respinto per vizi formali.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Definita l'incertezza normativa</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Debora Alberici
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
25
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
La Corte di cassazione detta il decalogo (non esaustivo) per identificare l'incertezza normativa che salva il contribuente dal pagamento delle sanzioni fiscali. Fra i parametri individuati dai giudici di legittimità, la poca chiarezza delle norme. Ma non basta. Perfino posizioni eterogenee in dottrina possono fungere da esimente. Lo ha sancito la Suprema corte che, con la sentenza n. 18405 del 12 luglio 2018, ha accolto il ricorso di una società condannata a versare le maggiori Ires e Irap e relative sanzioni per un calcolo sbagliato delle rimanenze. Non pagherà, dunque, l'ammenda l'impresa che aveva mal valutato tali rimanenze, falsando così il calcolo dell'imponibile delle imposte sui redditi. Secondo gli 'ermellini' vi era una grande incertezza normativa. Di parere contrario erano stati, invece, i giudici delle Ctp e Ctr di Roma.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Zanzariere con Iva agevolata</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Roberto Rosati
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
27
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Con la circolare n. 15/E di ieri l'Agenzia delle Entrate chiarisce che per l'installazione di zanzariere nelle abitazioni private si paga l'Iva agevolata del 10% se la misura rientra nel quadro degli interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria e se il dispositivo è strutturalmente integrato con gli infissi. Il valore dei beni significativi impiegati nell'ambito degli interventi di manutenzione agevolati deve in ogni caso risultare distintamente nella fattura, anche quando l'operazione è interamente soggetta all'aliquota del 10%. (Ved. anche Il Sole 24 Ore: 'Beni significativi, le parti 'non funzionali' restano al 10% entro il plafond del servizio' - pag. 22)
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Iva, split payment addio</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Franco Ricca
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
28
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge dignità non è più applicabile lo split payment ai professionisti. Alle prestazioni di servizi soggette a ritenuta Irpef non è più applicabile il meccanismo della scissione dei pagamenti per il versamento dell'Iva, previsto per le operazioni fatturate alle amministrazioni pubbliche. Il decreto legge ripristina, dunque, le modalità ordinarie di riscossione dell'imposta. La conseguenza è che le fatture per le prestazioni sottoposte a ritenuta Irpef emesse a decorrere dal giorno di entrata in vigore del decreto legge non dovranno più recare l'indicazione 'scissione dei pagamenti' e dovranno essere pagate dai committenti non soltanto per l'imponibile, ma anche per l'Iva.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<div style="position: relative; background-color: #343399; color:white; width: 96%; height: 93px; padding-left: 27px; padding-top: 28px; font-size:11px; font-family: Arial;">
<b>Confsal-Unsa Coordinamento Agenzie Fiscali Salfi</b> - Via Nazionale 243 00184 Roma <br />
Telefono 06 4819507 Fax 4874618 <br />
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</div>
</TD>
</TR>
</TABLE>
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