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<TR>
<TD>
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<div style="position:absolute; top: 32px; right: 24px; color:#009900; font-family: Arial; font-weight: bold; font-size: 12px;">8 Giugno 2018</div>
</div>
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<div style="width:540px; margin-left: 30px; position: relative; margin-top: 40px; border-bottom:1px solid #343399;">
<SPAN style="color:#88888d; font-family: Times New Roman; font-weight: bold; font-size: 24px; line-height: 63px;">Notizie di Interesse</SPAN>
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</div>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Di Maio promette: l'Iva non salirà 'Fisco, invertire l'onere della prova'</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Andrea Ducci
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Corriere della Sera</b>
pag:
2
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
All'assemblea di Confcommercio Luigi Di Mario ha detto che l'Iva non aumenterà e che le clausole di salvaguardia saranno disinnescate. Per farlo servono 12,4 miliardi di euro. La promessa mette nell'angolo quanto anticipato dal ministro dell'Economia Giovanni Tria, possibilista sull'aumento delle aliquote Iva per recuperare risorse necessarie. Naturalmente le parole di Di Maio sono state apprezzate dai commercianti ai quali il vicepremier ha annunciato il piano per abolire lo spesometro e il redditometro ed inserire l'inversione dell'onere della prova. Perché 'siete tutti onesti ed è onere dello Stato provare il contrario'. Tutto questo si inserisce nel quadro di pace fiscale annunciato nei giorni scorsi. Le misure per combattere evasori e furbi saranno diverse da quelle adottate in passato da Equitalia. 'Noi incroceremo tutti i dati della pubblica amministrazione' per dimostrare l'evasione. (Ved. anche Il Sole 24 Ore: 'Di Maio blocca l'Iva, avanti con gli incentivi' - pag. 3)
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Imposte, manovra, pensioni e cittadinanza Un conto da 25 miliardi</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Enrico Marro e Mario Sensini
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Corriere della Sera</b>
pag:
2
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Il vicepremier Di Maio ha promesso che l'Iva non aumenterà, questo farà salire il conto della manovra. Per il 2019 servono 12,4 miliardi per la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia Iva, 5 miliardi per rendere più flessibile la legge Fornero sulle pensioni e 2 miliardi per rafforzare i centri per l'impiego funzionali al reddito di cittadinanza. La manovra 2019 lievita a 25 miliardi se aggiungiamo il rifinanziamento di sanità, missioni di pace ed emergenza sisma. Tutto questo senza tener conto della flat tax che da sola vale circa 40 miliardi. All'orizzonte si profila una manovra di proporzioni assolutamente rilevanti. La cui sostenibilità dipende dalla capacità del governo di trovare coperture 'blindate'. Con Bruxelles non ci sono più i margini del passato. Ora è tornata la crescita e, a meno di un repentino peggioramento della situazione, sul deficit il nuovo governo non potrà contare. Salterebbe il tavolo con Bruxelles. Meglio cercare coperture strutturali. Nel mirino deduzioni, detrazioni e sconti vari.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Allarme Istat: Pil, la crescita sta rallentando</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Claudia Voltattorni
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Corriere della Sera</b>
pag:
37
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Nell'area euro la crescita economica rallenta. L'Istat, nella sua nota mensile, registra una decelerazione del suo ritmo di crescita con un +0,4% (stima preliminare rispetto allo 0,7% del trimestre precedente) con una moneta che nel mese di maggio si è deprezzata del 3,8% rispetto ad aprile, per la terza volta consecutiva. E l'andamento del Pil italiano conferma il rallentamento europeo (esclusa la Spagna il cui ritmo di crescita è costante: +0,7%). Nel primo trimestre 2018, il Pil italiano è cresciuto dello 0,3% (nel trimestre precedente era 0,4%), ma solo grazie ai consumi finali nazionali (+0,3%) e alla variazione delle scorte e agli oggetti di valore (+0,7%), perché invece sia gli investimenti sia la domanda estera hanno segnato un calo (-0,2% e -0,4%). L'Istat parla di 'tendenze incerte' e prevede per i prossimi mesi un rallentamento dei ritmi produttivi. Frenano i consumi. In difficoltà l'industria che ha registrato un calo del 2% per gli ordinativi nei primi tre mesi dell'anno. Anche le esportazioni extra-Ue sono calate.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Pace fiscale, no tax area e bonus: si complicano i conti della 'dual tax'</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Marco Mobili e Gianni Trovati
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
2
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
La pace fiscale è al primo posto nell'elenco delle priorità del nuovo governo. A spingerla è il suo ruolo di motorino d'avviamento per la dual tax, cuore della riforma penta-leghista. Ma la strada verso il nuovo fisco non è agevole. Il primo ostacolo è rappresentato proprio dalla pace fiscale. Per la definizione ultra-agevolata delle vecchie cartelle le stime parlano di oltre 30 miliardi di euro da raccogliere nel primo anno sugli oltre 50 miliardi di entrate che si perderebbero con la riforma. Ma l'obiettivo pare molto ambizioso. L'idea di maxi incassi si basa sulla speranza che le aliquote agevolate spingano all'adesione molti dei contribuenti titolari di 348,4 miliardi di cartelle arretrate, su cui il fisco ha provato, invano, le azioni esecutive. La dual tax prevede una doppia aliquota, al 15% per i redditi familiari fino a 80mila euro e al 20% per quelli superiori. Previsti anche due livelli di deduzioni da 3mila euro: per tutti quando il reddito familiare è fino a 35mila euro, per i soli familiari a carico nella fascia 35-50mila euro, e per nessuno sopra. Un sistema del genere, senza correttivi, produrrebbe degli 'scaloni fiscali' a 35mila, 50mila e 80mila euro. Problemi di equità fiscale.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Autotutela anti-pignoramento se la sanatoria liti è ignorata</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Rosanna Acierno
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
25
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
I contribuenti che, nonostante abbiamo presentato l'istanza di definizione delle liti pendenti e pagato le prime due rate, siano stati comunque raggiunti da un preavviso di fermo o direttamente da una comunicazione di pignoramento presso terzi, devono attivarsi, presentando un'istanza sia all'ente impositore che all'agenzia della Riscossione, per comunicare l'avvenuta adesione e chiedere l'interruzione immediata della procedura avviata. Eliminati i casi in cui vi sia stato un esplicito diniego da parte delle Entrate in merito all'accoglimento dell'istanza di definizione, in presenza di pagamenti regolari o regolarizzati attraverso il ravvedimento, l'unica spiegazione plausibile è un difetto di comunicazione tra l'ente impositore e l'agente della riscossione. Sembrerebbe, infatti, che gli uffici delle Entrate che hanno gestito la definizione delle liti pendenti non sempre abbiano tempestivamente comunicato tale circostanza all'agente della riscossione, con conseguente richiesta di sgravio delle relative somme affidategli.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Piccole imprese con meno obblighi nel processo</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Gianfranco Ferranti
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
26
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Nei casi di accertamenti riguardanti le imprese nei cui confronti trova applicazione il regime di trasparenza fiscale, la Cassazione, di recente, ha ribadito che il litisconsorzio è obbligatorio tra soci e società di persone o associazioni tra artisti e professionisti. Non è, invece, necessario tra il titolare e i collaboratori dell'impresa familiare. La giurisprudenza di legittimità non risulta, invece, univoca in merito alla necessità del litisconsorzio tra la società a ristretta base partecipativa e i soci ai quali si applica la presunzione di distribuzione degli utili extra-bilancio. L'applicazione di regole diverse nei riguardi di soggetti per i quali trova applicazione la stessa disciplina finalizzata ad evitare la duplicazione impositiva suscita perplessità e non risulta sempre giustificata dalle peculiarità delle diverse situazioni. Un riquadro a lato dell'articolo riporta gli orientamenti della Cassazione in caso di società di persone, imprese familiari e Srl a ristretta base.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Non ammissibile la cartella se l'errore è stato corretto</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Laura Ambrosi
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
27
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
La Corte di cassazione, con l'ordinanza 14859 depositata ieri, ha chiarito che non c'è danno all'Erario se il contribuente, dopo aver ricevuto l'avviso bonario per aver indicato erroneamente il credito a rimborso in dichiarazione ma precedentemente compensato, presenta autotutela all'ufficio consentendo così di emendare l'errore e di annullare la pretesa avanzata dall'Agenzia. I giudici supremi hanno ricordato che sono emendabili solo gli errori commessi dal contribuente in dichiarazione e non le scelte operate che manifestano invece una precisa manifestazione di volontà. Inoltre particolare rilievo ha l'istanza presentata dalla società dopo la ricezione dell'avviso bonario. Con tale atto il contribuente ha manifestato l'intento di non attivarsi per ottenere il rimborso, escludendo così qualunque intento elusivo o evasivo.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Dati integrati, deduzione salva</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Antonio Iorio
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
27
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
La documentazione integrativa prova la legittima deduzione dei servizi ricevuti, anche se l'indicazione in fattura è generica e non c'è alcun contratto tra le parti delle prestazioni rese. E' quanto si legge nell'ordinanza n. 14858, depositata ieri, della Corte di cassazione. Nel caso analizzato le Entrate disconoscevano ad una società la deducibilità di alcuni costi perché non adeguatamente giustificati e quindi non inerenti. Le fatture contestate riguardavano prestazioni di manodopera rese da un'altra impresa per operazioni di carico e scarico e di sistemazione di materiali effettuati presso stabilimenti della società. I giudici della Suprema corte hanno rilevato che la fattura è un elemento probatorio a favore dell'impresa solo se redatta in conformità della norma. La contribuente può comunque integrare il contenuto della fattura con elementi di prova idonei a dimostrare la deducibilità del costo. Proprio per questo il ricorso è stato rigettato.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Bonus investimenti al Sud utilizzabile con il primo nullaosta dell'agenzia Entrate</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Alessandro Sacrestano
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
28
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Bonus investimenti al Sud. Dopo i chiarimenti del Mise dello scorso 23 aprile, il dicastero di via Molise ha pubblicato una serie di Faq chiarificatrici sul tema. Il ministero chiarisce innanzitutto che per accedere alle risorse la procedura prevede la presentazione di un'istanza telematica. Il fisco, fatta una verifica preliminare, trasmette un provvedimento di autorizzazione alla fruizione del credito d'imposta. In questo momento prende il via la seconda fase dell'istruttoria; la stessa Agenzia delle Entrate trasmette i progetti presentati dalle pmi non appartenenti al settore primario al Mise, affinché ne valuti la cofinanziabilità con le risorse del Pon. Se l'attività istruttoria si conclude positivamente il ministero adotta un provvedimento aggiuntivo di utilizzo delle risorse Pon, all'interno del quale riepiloga tutti gli obblighi e gli adempimenti a carico dell'impresa beneficiaria che derivano dal cofinanziamento comunitario. Ricevuto il nulla osta dalle Entrate il credito d'imposta è fruibile subito senza attendere l'esito dell'istruttoria del Mise.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>L'elusione è nelle piccole cose</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Valerio Stroppa
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
25
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Si moltiplicano le fattispecie elusive che il fisco deve contrastare. PayPal, criptovalute e coupon si ostacolano sempre più difficilmente con i tradizionali sistemi d'indagine. Protagoniste dell'evasione nel settore dell'economia digitale sono le grandi multinazionali del web alle quali fa capo la maggior parte del gettito mancante. A sfuggire alle tasse attraverso il web sono anche gli operatori economici che vendono beni e servizi attraverso la rete. Ad evidenziarlo è la Corte dei conti nella relazione 'L'e-commerce e il sistema fiscale'. I giudici contabili rilevano che per evadere il commercio elettronico fa sempre più ricorso ai conti PayPal in quanto la banca lussemburghese non è tenuta a comunicare saldi e movimentazioni al fisco italiano. La conseguenza è che per le Entrate diventa difficile individuare le situazioni a maggior rischio di evasione.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>E-fattura con semplificazioni</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Cristina Bartelli
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
27
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
L'anticipo dell'entrata in vigore della fatturazione elettronica non è visto con favore dai professionisti. I consulenti del lavoro guardano sempre con favore lo sviluppo tecnologico e lo snellimento delle procedure dice Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell'ordine. Tuttavia questo deve avvenire con l'introduzione di incentivi che rendano la fatturazione elettronica più vantaggiosa per tutti. Inoltre le imprese devono avere tempo per prepararsi all'adempimento. Contemporaneamente l'Amministrazione deve adeguare i propri sistemi a un'efficiente ricezione e gestione delle informazioni. Si potrebbe introdurre un sistema premiale, e non obbligatorio, per chi si adegua subito alla fatturazione elettronica oppure eliminare le sanzioni per un periodo transitorio per non penalizzare chi vive in zone non ancora coperte da internet. Il presidente di Anc, Marco Cuchel chiede gradualità e tempi non frenetici.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Una mini voluntary senza Ivie</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Duilio Liburdi e Massimiliano Sironi
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
27
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Ieri l'Agenzia delle Entrate, con la risoluzione n. 43/E/2018, ha istituito il codice tributo '8080' per il pagamento di imposte, sanzioni ed interessi ai fini della regolarizzazione delle attività depositate e delle somme detenute all'estero. Il documento fornisce le istruzioni per la compilazione del modello da presentare entro il prossimo 31 luglio per accedere alla mini voluntary disclosure. Escluse dalla mini sanatoria l'Ivie e le attività patrimoniali detenute all'estero dai soggetti che hanno violato le disposizioni in materia di monitoraggio fiscale. Per accedere alla nuova sanatoria è necessario che le attività finanziarie derivino da redditi di lavoro dipendente o autonomo ovvero che si tratti del provento conseguito dalla cessione di un immobile. Il pagamento della somma forfettariamente determinata del 3% sulla giacenza al 31 dicembre 2016, copre, in una unica soluzione, le imposte sui redditi, l'Ivafe e le sanzioni previste in materia di monitoraggio fiscale.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Funzionario con firma</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Debora Alberici
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
27
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Il funzionario dell'agente di riscossione può firmare la citazione per il pignoramento al posto dell'avvocato. Lo si legge nella sentenza n. 14741 di ieri della Corte di cassazione che ha accolto il ricorso di Equitalia. Il caso trattato riguarda un pignoramento relativo al debito Inps. L'esattore aveva dato il via libera alla citazione con la sola firma del funzionario. Il contribuente aveva chiesto e ottenuto dal tribunale la nullità dell'atto. Ora la Suprema corte ha ribaltato il verdetto.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Impresa familiare, il professionista paga l'Irap</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Debora Alberici
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
28
</font>
</td>
</tr>
<tr>
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<font face="verdana" size="2">
Se il piccolo professionista svolge la propria attività con l'aiuto di moglie e figli e cioè sotto forma di impresa familiare, è tenuto a pagare l'Irap. Lo ha affermato la Corte di cassazione con l'ordinanza n. 14789/2018. I giudici hanno accolto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate. Il caso riguardava un agente di commercio che nella sua attività si faceva aiutare dai parenti. Completamente ribaltato il verdetto della Ctr di Bologna. Secondo i giudici di piazza Cavour le mansioni svolte dal coniuge e dai figli configurano l'impresa familiare.
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