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<TR>
<TD>
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<div style="position:absolute; top: 32px; right: 24px; color:#009900; font-family: Arial; font-weight: bold; font-size: 12px;">9 Maggio 2018</div>
</div>
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<div style="width:540px; margin-left: 30px; position: relative; margin-top: 40px; border-bottom:1px solid #343399;">
<SPAN style="color:#88888d; font-family: Times New Roman; font-weight: bold; font-size: 24px; line-height: 63px;">Notizie di Interesse</SPAN>
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</div>
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</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Lo spettro delle urne spaventa la Borsa (e fa salire lo spread)</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Mario Sensini
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Corriere della Sera</b>
pag:
9
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Dopo aver registrato la migliore performance in Europa da inizio anno la Borsa di Milano cade pesantemente. La perdita di Piazza Affari è stata dell'1,64%, ma in giornata il segno meno ha superato anche il 2%. Il tasso sui Btp a dieci anni è salito all'1,87% e lo spread si è portato a quota 131, tornando ai livelli pre-elettorali. Lo stallo politico e la prospettiva di nuove elezioni in piena estate innervosisce i mercati dice il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. L'incertezza politica potrebbe frenare la ripartenza degli investimenti. Il quadro economico nei primi mesi dell'anno ha registrato un indebolimento e sulla crescita, ha aggiunto Padoan, pesano i rischi geopolitici ed in particolare le misure protezionistiche annunciate da Trump. E' necessario scongiurare l'aumento dell'Iva previsto nel 2019 e al tal proposito il M5S sollecita un decreto correttivo immediato. (Ved. anche Il Sole 24 Ore: 'Rischio-voto, stress sui mercati' - pag. 3)
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Padoan: per l'Iva non serve decreto ma legge di bilancio</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Gianni Trovati
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
3
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Non c'è alcun bisogno di un decreto d'urgenza per la rimozione delle clausole Iva. A dirlo, ieri, davanti alle commissioni riunite di Camera e Senato è stato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Non serve, dunque, un provvedimento prima della Nota di aggiornamento del Def, a settembre, e della Legge di Bilancio, a ottobre. Ma questo calendario non piace ai Pentastellati che rilanciano l'idea del decreto-Iva. Con un accordo fra le forze politiche, dicono i grillini, si può fare il provvedimento urgente per disinnescare subito la mina più pericolosa per l'economia. Il Pd si attesta sulla linea di Padoan e con Francesco Boccia annuncia la presentazione di una risoluzione unitaria in cui si ribadisce la necessità di evitare l'aumento dell'Iva. La decisione su come sterilizzare le clausole, aggiunge, sarà inserita nel Nadef, mentre continuare a richiamare la necessità di un decreto è strumentale oltre che sbagliato.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Transfer price a doppia efficacia</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Giovanni Parente
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
17
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
L'istanza di riconoscimento di una variazione in diminuzione del reddito a fronte di una rettifica estera in aumento potrà contenere anche la richiesta di attivazione delle procedure amichevoli previste dalle convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni o dalla Convenzione in materia relativa agli utili di imprese associate qualora la domanda non vada a buon fine. Istanza di riconoscimento per la quale non sarà necessario che alla data di presentazione la rettifica estera in aumento sia già definitiva. Anche se la certificazione della definitività dovrà essere presentata durante il procedimento per il riconoscimento delle maggiori imposte pagate all'estero che le Entrate dovranno concludere nel termine perentorio di 180 giorni dal ricevimento dell'istanza. Conclusione che potrà avvenire con un parere di riconoscimento o di mancato riconoscimento. Mentre in caso di mancata risposta varrà la regola del silenzio-rifiuto. Sono i correttivi contenuti nella bozza sul transfer pricing che sono stati discussi ieri durante il tavolo di confronto al Mef con i rappresentanti delle associazioni di categoria e studi professionali.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Nello scambio automatico 101 Paesi 'collaboranti'</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Alessandro Galimberti e Valerio Vallefuoco
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
17
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Cresce il numero dei Paesi che invieranno automaticamente alle Entrate i dati di risparmiatori/investitori italiani. Nell'aggiornamento periodico della lista entrano infatti due Stati europei (Albania e Turchia), un ex paradiso fiscale (Bahamas), quattro Paesi del Golfo (Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Quatar) oltre a Nigeria e Azerbaijan. Il dm dello scorso 26 aprile, pubblicato nella G.U. n. 104 del 7 maggio, aggiorna l'elenco dei Paesi con cui l'Italia attua lo scambio automatico di informazioni in materia fiscale. L'elenco che contiene ora 101 giurisdizioni copre oramai tutti i cinque continenti anche se restano fuori gli Stati Uniti che non hanno aderito al Common Reporting Standard (Crs) dell'Ocse ma che adottano l'unilaterale Fatca.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>L'e-fattura dribbla l'accreditamento</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Alessandro Mastromatteo e Benedetto Santacroce
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
19
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Sale la febbre da fatturazione elettronica che dal 1°luglio sarà obbligatoria per gli acquisti di carburante e per i subappalti Pa per poi estendersi a tutte le altre operazioni da gennaio 2019. Dubbi e quesiti nascono spontanei ed anche per questo molti vogliono sperimentare i servizi messi a disposizione dal fisco per ottemperare all'obbligo. I quesiti arrivati al Sole riguardano per lo più le modalità di collegamento al sistema di interscambio. La prima cosa da fare è l'abilitazione del canale di trasmissione. In alternativa al Sdi c'è la Pec, un canale web fruibile attraverso il servizio 'Fatture e corrispettivi', un sistema di cooperazione amministrativa (servizio SdiCoop) e un servizio di trasmissione dati tra terminali interconnessi (servizio SdiFtp). Per ognuno di questi canali esiste una procedura di collegamento ovvero di accreditamento.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Split payment, fiduciarie all'esame-titolarità</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Marco Magrini
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
19
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Con la circolare n. 9/E/2018 l'Agenzia delle Entrate si sofferma sulle novità introdotte dal dl 148/2017 che ha esteso l'ambito applicativo dello split payment. Dal 1°gennaio 2018, infatti, la disciplina della scissione dei pagamenti trova applicazione anche per le fondazioni sottoposte al controllo pubblico, indipendentemente dalla quota di partecipazione pubblica al fondo di dotazione. Il documento di prassi amministrativa affronta il tema delle società fiduciarie e dei compensi del consulente tecnico d'ufficio del giudice, giungendo a delle conclusioni che impongono ai soggetti interessati di rivalutare la propria posizione rispetto all'obbligo dello split payment. La circolare afferma, inoltre, che le novità decorrono dalle operazioni in relazione alle quali la fattura sia stata emessa e la cui imposta sia divenuta esigibile dal 1°gennaio 2018 e permarranno fino al 30 giugno 2020 o comunque fin quando opererà la deroga rilasciata dal Consiglio Ue. (Ved. Anche Italia Oggi: 'Split payment di larghe vedute' - pag. 34)
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Crediti inesistenti senza doppia sanzione</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Salvina Morina e Tonino Morina
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
20
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Il contribuente che usa in compensazione un credito inesistente, già recuperato in sede di accertamento e sanzionato quale infedele dichiarazione e illegittima detrazione, non è soggetto ad altre penalità. Ad affermarlo, ieri, l'Agenzia delle Entrate nella risoluzione n. 36/E/2018. Nei casi di falsi crediti usati in compensazione le modalità di recupero sono rappresentate dalla notifica di un atto di recupero che, a pena di decadenza, deve essere notificato entro il 31 dicembre dell'ottavo anno successivo a quello di utilizzo del credito inesistente. Nei casi in cui il credito inesistente da eccedenze d'imposta sia stato esposto in dichiarazione e successivamente usato, si deve procedere unicamente con l'emissione degli atti di accertamento in rettifica della dichiarazione, da notificare entro gli ordinari termini di decadenza, con applicazione della sanzione per infedele dichiarazione. (Ved. Anche Italia Oggi: 'Un credito Iva, una sanzione' - pag. 33)
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Fatture false, l'assenza di struttura non fa prova</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Enrico Holzmiller
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
20
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Nell'ambito degli accertamenti per fatture soggettivamente inesistenti la giurisprudenza nazionale e comunitaria considera un duplice onere di prova. In primis al fisco spetta l'obbligo di dimostrare che il contribuente sapeva o avrebbe dovuto sapere della frode. In un secondo momento, e solo se il fisco è riuscito a provare il coinvolgimento, il soggetto è tenuto a dimostrare di aver adempiuto ai controlli richiamati dalla Corte Ue, in capo al fornitore che ha perpetrato la frode. Solo in questo modo è possibile detrarre l'Iva. In questo contesto assume rilevanza l'eventuale mancanza di struttura del soggetto che fornisce il contribuente accertato. In molte verifiche fiscali focalizzate su frodi carosello, l'assenza di dipendenti, magazzino e struttura fisica minima è considerata di per sé una presunzione qualificata, atta a identificare un coinvolgimento o quantomeno una colpevole ignoranza di chi sta a valle della catena. E' bene focalizzare l'attenzione sull'adeguatezza della struttura in funzione del mercato in cui si colloca.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Società di legali, Ires e Irap ordinarie</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Fabrizio G.Poggiani
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
34
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
E' reddito d'impresa il reddito prodotto dalle società tra avvocati. Lo stesso deve pertanto essere assoggettato a Ires e Irap con modalità ordinarie, così come avviene per tutte le società commerciali. E' quanto afferma l'Agenzia delle Entrate, con la risoluzione n. 35/E/2018, in risposta a un interpello presentato da una società tra professionisti (Sta). Richiamando l'art. 4 della legge 247/2012 l'Agenzia precisa che l'esercizio dell'attività forense è consentita anche in forma societaria nel rispetto di precise condizioni. In presenza di soggetto collettivo, resta fermo il principio della personalità della prestazione eseguita e che l'incarico deve essere svolto solo da soci professionisti, in possesso dei dovuti requisiti. Sul piano civilistico le Sta appartengono al genus delle società tipiche e di conseguenza sono soggette alla disciplina legale del modello scelto.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Precompilata, assistenza zoppa</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Andrea Bongi
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
35
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Debutto difficile per la compilazione assistita della precompilata 2018. Molti contribuenti stanno infatti incontrando difficoltà nell'utilizzo della nuova modalità di modifica del modello 730 precompilato. Tra le principali problematiche emerse ci sono l'accesso alla nuova sezione, la mancata accettazione delle modifiche proposte dal contribuente e persino l'inserimento di importi diversi da quelli editati. Ma quali sono le ragioni di queste anomalie? E' molto probabile che la nuova funzionalità che da quest'anno dovrebbe consentire ai contribuenti di inserire nuovi documenti di spesa non presenti oppure modificare, integrare o cancellare i dati degli oneri comunicati da soggetti terzi, presenti delle difficoltà tecniche che l'Amministrazione finanziaria dovrà risolvere. La nuova funzionalità è operativa da lunedì scorso. E' probabile che sul campo siano emerse criticità non sufficientemente valutate o testate.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>La Gdf punta al contraddittorio e al riesame degli atti</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Andrea Bongi
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
35
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
La Guardia di finanza punta sul contraddittorio endoprocedimentale e sul riesame degli atti. Con questi due strumenti, dice la circolare n. 1/2018, non si garantisce soltanto il contribuente, ma l'intera collettività, evitando l'emissione di atti errati o non sufficientemente motivati. Atti che se non corretti in tempo finirebbero per incrementare il contenzioso tributario, il cui deflazionamento costituisce invece l'obiettivo primario degli organi verificatori. Sono queste le principali considerazioni che il Comandante generale della Guardia di Finanza, Giorgio Toschi, ha espresso nel corso dell'incontro svoltosi ieri presso l'Università degli Studi di Firenze. Il nuovo manuale punta molto anche su un nuovo rapporto tra fisco e contribuente.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Più equità fiscale per i token</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Maurizio Dattilo e Stefania Barsalini
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
36
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
L'Agenzia delle Entrate rispondendo a interpello fornisce chiarimenti in materia di token e Ico. Sul tema Ico su criptovalute (Coin) l'Agenzia afferma che qualora la partecipazione alle Ico dia diritto a ricevere una valuta virtuale, essa è suscettibile di generare un reddito diverso ai sensi dell'art. 67, comm 1, lettera c-ter) del Tuir. La posizione appare poco condivisibile in quanto se le Ico sono paragonabili alle Ipo, la plusvalenza verrebbe eventualmente tassata solo al momento della successiva cessione dell'asset ricevuto e incassato secondo il principio di casa. Sui token e, in particolare sui security token, l'Agenzia sostiene che i proventi derivanti da tali rapporti costituiscono redditi di capitale, considerandoli come share like cioè simili alle azioni e partecipazioni societarie.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<div style="position: relative; background-color: #343399; color:white; width: 96%; height: 93px; padding-left: 27px; padding-top: 28px; font-size:11px; font-family: Arial;">
<b>Confsal-Unsa Coordinamento Agenzie Fiscali Salfi</b> - Via Nazionale 243 00184 Roma <br />
Telefono 06 4819507 Fax 4874618 <br />
Email <a style="text-decoration:none; color: white;" href="mailto:salfi@confsal-unsa.it">salfi@confsal-unsa.it</a> Pec <a style="text-decoration:none; color: white;" href="mailto:unsasalfi@pec.it">unsasalfi@pec.it</a> <br />
Sito internet <a style="text-decoration:none; color: white;" href="http://coordinamento.salfi.it" target="_blank">coordinamento.salfi.it</a>
</div>
</TD>
</TR>
</TABLE>
</body>
</html>