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<TR>
<TD>
<div style="position: relative;">
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<div style="position:absolute; top: 32px; right: 24px; color:#009900; font-family: Arial; font-weight: bold; font-size: 12px;">18 Aprile 2018</div>
</div>
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<div style="width:540px; margin-left: 30px; position: relative; margin-top: 40px; border-bottom:1px solid #343399;">
<SPAN style="color:#88888d; font-family: Times New Roman; font-weight: bold; font-size: 24px; line-height: 63px;">Notizie di Interesse</SPAN>
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</div>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Più deficit non spinge la crescita</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Federico Fubini
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Corriere della Sera</b>
pag:
9
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Ameco, la banca dati con la quale la Commissione europea segue i vari Paesi dell'euro, attraverso l'indicatore del saldo di bilancio strutturale dice che negli ultimi quattro anni l'Italia non ha praticato nessuna austerità. Al contrario, invece di diminuire, durante la ripresa il deficit 'strutturale' è aumentato dell'1,1% del prodotto lordo (quasi 20 miliardi in più). In questo l'Italia si è mossa in direzione opposta al resto d'Europa. Nella media della Ue il deficit strutturale è infatti calato, mentre nell'area euro solo Spagna e Lettonia registrano dal 2014 al 2017 aumento del disavanzo. Negli altri 16 Paesi dell'unione monetaria, i saldi di bilancio dal 2014 a oggi risultano sostanzialmente stabili o più spesso si nota una decisa stretta di bilancio ( per esempio in Francia e Olanda). In sostanza in tutta Europa quasi solo l'Italia ha allargato le maglie della finanza pubblica durante la ripresa, mentre gli altri governi le stringevano o almeno le tenevano ferme. I dati evidenziano che più deficit non spinge la crescita.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Il Fondo alza le stime su Roma: ma l'incertezza politica è un rischio</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Giuseppe Sarcina
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Corriere della Sera</b>
pag:
35
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Nel 2018 la crescita mondiale mantiene un ritmo sostenuto, 3,9%, con gli Stati Uniti al 2,9%, l'area euro al 2,4% e l'Italia all'1,5%. Ma nel 2019 tutti i Paesi industrializzati o emergenti rallenteranno. La Cina leggermente, come pure gli Stati Uniti. Più netta sarà la frenata in Europa: l'Italia avanzerà dell'1,1%; Francia e Germania del 2% (rispetto al 2,1% e al 2,5% del 2018); la Spagna scenderà dal 2,8% al 2,2%. La media complessiva dell'area euro si fermerà al 2%. In controtendenza India e Brasile. Ciò farà sì che la percentuale a livello mondiale resterà del 3,9% pure nel 2019. Maurice Obstfeld, capo economista del Fmi, afferma che l'economia mondiale continua a crescere ma si deve tenere conto di un paio di rischi. La guerra commerciale e l'instabilità finanziaria collegata agli alti livelli di indebitamento. Per quanto riguarda l'Italia il Fmi ha rivisto al rialzo le precedenti previsioni: nell'ottobre 2017 aveva indicato un 1,1% per il 2018 e ora siamo all'1,5%. Tuttavia l'Italia è il paese che cresce meno nell'area euro e con un chiaro distacco. Questo a causa dell'alto debito e delle sofferenze bancarie. E l'incertezza politica mette a rischio l'attuazione delle riforme. (Ved. anche Il Sole 24 Ore: 'Il Fondo monetario rivede al rialzo la crescita dell'Italia' - pag. 10)
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Impresa sociale, sindaci con compiti estesi</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Gabriele Sepio
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
21
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
La riforma del Terzo settore richiede requisiti più stringenti per il controllo interno delle imprese sociali. Il Dlgs 112/2017 prevede, infatti, un rafforzamento dei sistemi di vigilanza, al fine di assicurare il carattere no profit e il perseguimento degli scopi di interesse generale di queste imprese. La novità più importante è costituita dall'obbligo di nomina per tutte le imprese sociali di uno o più sindaci. In aggiunta ai compiti di vigilanza propri della normativa civilistica, l'organo di controllo dovrà esercitare una specifica attività di monitoraggio sull'effettivo perseguimento degli scopi di interesse generale, quindi delle finalità sociali, controllando lo svolgimento in via stabile e principale di attività di interesse generale, l'assenza di scopo di lucro e il divieto di distribuzione di utili. L'attività di vigilanza dovrà estendersi, inoltre, alle norme sul coinvolgimento di lavoratori, utenti e stakeholder e il trattamento di lavoratori e volontari. Non dovranno allinearsi ai nuovi parametri le cooperative sociali che continueranno a fare riferimento all'art. 2543 c.c..
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Obbligatorio il deposito del bilancio</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Gabriele Sepio
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
21
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
La riforma del Terzo settore obbliga ora tutte le imprese sociali a redigere e depositare il bilancio d'esercizio che, a seconda delle dimensioni economiche dell'ente, potrà essere redatto in forma ordinaria, abbreviata o secondo le modalità previste per le micro-imprese. Il Dlgs 112/2017 assicura così una migliore conoscibilità da parte dei terzi del quadro patrimoniale, economico e finanziario di tutte le imprese sociali. I doveri di trasparenza nei confronti dei terzi non si limitano alla rendicontazione economica e contabile, ma riguardano anche la specifica missione sociale dell'impresa. Queste imprese sono chiamate infatti a depositare e pubblicare il bilancio sociale sulla base delle linee guida della legge 155 in attesa di nuove indicazioni. Nel bilancio sociale dovranno figurare i dati riguardanti i compensi corrisposti, l'impiego di lavoratori e volontari le collaborazioni instaurate con altri enti no profit nonché la documentazione delle forme di coinvolgimento dei lavoratori e dei soggetti destinatari delle attività.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Trader di carburanti sotto controllo</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Benedetto Santacroce e Ettore Sbandi
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
22
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Nel decreto pubblicato ieri il ministero dell'Economia declina le nuove regole di identificazione e autorizzazione preventiva per i trader di carburanti che intendono avvalersi di un deposito fiscale o di un destinatario registrato. Diventa obbligatoria la presentazione di istanze e comunicazioni ad hoc alle Dogane. La novità principale è che tutti i terzi che intendono operare presso un deposito in regime sospensivo dell'accisa devono essere preventivamente identificati ed autorizzati dall'Amministrazione. Le norme, rigide, nascondono la vocazione antifrode e fanno il paio con la novità del 2017 relativa al pagamento dell'Iva con F24 per carburanti in estrazione da un deposito. Tuttavia, mentre quest'ultima norma è ancora in attesa di chiarimenti da parte del Fisco, il regime identificativo dei trader trova ora una disciplina. In buona sostanza, il soggetto non esercente un deposito cosiddetto 'ausiliario', prima di procedere con le attività deve presentare apposita istanza o, nel caso di soggetti già titolari di codice accisa, deve presentare apposita comunicazione. Solo se autorizzati i soggetti in questione possono iniziare le attività di trading e di deposito presso terzi.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Doppio software per le liquidazioni Iva</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Alessandro Caputo e Gian Paolo Tosoni
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
22
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
L'Agenzia delle Entrate ha messo a disposizione sul proprio sito internet i software di compilazione e controllo della comunicazione dei dati delle liquidazioni periodiche Iva a partire dal 2018. L'adempimento riguarda tutti i soggetti passivi Iva con esclusione dei contribuenti esonerati. Lo sono, ad esempio, i soggetti che effettuano solo operazioni esenti e le imprese agricole in regime di esonero. Sono due i software sul sito delle Entrate. Uno per la compilazione, un altro per il controllo. Niente obbligo di invio per i contribuenti minimi e forfettari e per chi non ha effettuato operazioni nel trimestre di riferimento. La comunicazione va trasmessa entro l'ultimo giorno del secondo mese successivo al trimestre di riferimento, con eccezione del secondo semestre, la cui scadenza è prevista il 16 settembre in luogo del 31 agosto. Per i dati del primo trimestre 2018 il prossimo appuntamento è quello del 31 maggio.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Precompilata con autocorrezione</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Giovanni Parente
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
23
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Per ora i contribuenti possono solo visualizzare le dichiarazioni predisposte dall'Agenzia delle Entrate. Dal prossimo 2 maggio sarà però possibile modificare, accettare e trasmettere il modello 730 (il modello Redditi si potrà inviare, invece, a partire dal 10 maggio). Se, tuttavia, il contribuente si accorge di aver commesso un errore nel modello inviato, può, dal 28 maggio, annullare l'invio. E dovrà trasmettere una nuova dichiarazione, altrimenti questa risulterà omessa. L'autocorrezione, tuttavia, è soggetta a limiti precisi. Il contribuente può annullare solo una volta il 730 già trasmesso alle Entrate. Il termine ultimo per l'annullamento 'fai-da-te' del modello precedentemente inviato è il 20 giugno. Ciò non significa che non ci siano altre strade per fare dietrofront. Si può presentare il 730 integrativo entro il 25 ottobre attraverso il Caf o un professionista abilitato. Oppure si trasmette il modello Redditi correttivo entro il 31 ottobre 2018 o integrativo dopo tale data.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Con il rimborso 'salta' la detrazione</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Marcello Tarabusi
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
23
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Le detrazioni e le deduzioni delle spese sanitarie spettano solo per gli oneri che sono a carico del contribuente. Ciò significa che in caso di rimborso il bonus fiscale salta. Se la spesa viene rifusa nell'anno in cui è sostenuta, il contribuente non potrà indicarla in dichiarazione, o potrà indicarla solo per la parte non rimborsata. Se il rimborso avviene in anni successivi, la detrazione o deduzione resta valida ma il rimborso sarà assoggettato a tassazione separata nell'anno in cui è erogato. Ciò può essere penalizzante se l'aliquota media di tassazione del rimborso è superiore a quella marginale dell'anno di deduzione: lo è sempre se riguarda spese detratte: su 100 euro di spesa la detrazione è di 19 euro, ma la tassazione separata del rimborso sconta, come minimo, l'aliquota del 23%. In caso di rimborso parziale, si detrae o deduce la parte di spesa non rimborsata. I casi in cui una spesa viene rimborsata sono quello di assicurazione e fondi sanitari, il risarcimento di danni alla persona da parte del danneggiante o da altri per suo conto (assicurazioni) e i benefit aziendali.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Spese mediche false nel 730: è reato</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Laura Ambrosi
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
23
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Commette il reato di dichiarazione fraudolenta chi porta in detrazione nel 730 false spese mediche. Si tratta di prestazioni irreali e pertanto il documento che le certifica costituisce il falso che integra il delitto tributario. A chiarirlo è la Corte di cassazione con la sentenza n. 17126. Secondo i giudici integra la dichiarazione fraudolenta mediante fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, la falsa indicazione di spese detraibili dall'imposta. Inoltre, la falsità può essere riferita anche all'indicazione di soggetti diversi da quelli effettivi, e quindi sia se l'emittente è un soggetto reale ma che non ha effettuato la prestazione (falso ideologico), sia quando il documento contiene nomi di fantasia (falso materiale). In tali casi la condotta è penalmente rilevante.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Boschi scivola sul mod. 730</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Cristina Bartelli
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
31
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Maria Elena Boschi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con un post su Facebook scatena la protesta dei commercialisti. Da oggi - ha detto - 30 milioni di italiani potranno visualizzare la propria dichiarazione precompilata online, uno strumento introdotto dal governo Renzi che ha semplificato la vita di molti cittadini. La sburocratizzazione e la costruzione di un fisco 'amico' sono stati al centro dell'azione dei governi Pd. Ma i commercialisti non ci stanno e sotto il post della Boschi lasciano centinaia di commenti che descrivono una fotografia non proprio fisco friendly. Con toni che a volte sfociano in una sorta di sollevazione popolare della categoria che arriva anche ad invocare un intervento del presidente del Consiglio nazionale, Massimo Miani, a tutela di un lavoro non riconosciuto. I dati fiscali utilizzati dalle Entrate sono stati forniti gratuitamente dai continui invii di intermediari e professionisti.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Fai-da-te in crescita</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Cristina Bartelli
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
31
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Per il 2018 l'obiettivo delle Entrate è quello di avere inviate dai contribuenti, senza ausilio di Caf e intermediari 2,4 milioni di modelli 730 precompilati. Con un lieve incremento rispetto ai 2,3 milioni che nel 2017 hanno optato per il 'fai-da-te'. Di questa parte dei contribuenti, una parte ancora minoritaria, il 15%, ha riscontrato una dichiarazione perfetta senza la necessità di modificare o integrare le informazioni in possesso del Fisco. Nell'anno del debutto della precompilata, il 2015, furono solo il 5% i contribuenti soddisfatti. Negli anni le dichiarazioni sono state implementate con i dati sanitari e l'anno scorso quelli degli asili nido. La dichiarazione quest'anno è implementata dal personal assistent che aiuta il contribuente alla modifica in caso di necessità.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Web tax, nella rete 150 società</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Cristina Bartelli
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
33
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Ieri all'università Bocconi di Milano si è tenuto un convegno dal titolo 'La fiscalità e la sfida del digitale'. Si è parlato della web tax targata Bruxelles. E' emerso che nella rete della tassazione sui servizi digitali finiranno circa 150 imprese. Non si tratta, dunque, di un intervento mirato e punitivo per i 'soliti noti' come Gafa, Google, Amazon, Facebook e Apple, ma una misura di più ampio respiro. La proposta si articola in una struttura bifasica, di lungo e di breve periodo. La prima ridisegna la presenza digitale; l'intento della commissione è quello di essere da apripista per un dibattito globale. Alla definizione della stabile organizzazione si aggiunge quello di stabile organizzazione digitale per intercettare le nuove esigenze. La seconda, prevede una tassazione dei servizi digitali di breve periodo. Pensiamo ai servizi pubblicitari alle piattaforme digitali e ai siti che dietro pagamento di corrispettivi offrono servizi.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Irpef, 8 milioni di incapienti</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Matteo Rizzi
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
34
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Dalle dichiarazioni dei redditi 2017 e 2016 emerge che oltre 7,73 milioni di contribuenti italiani sono incapienti. Significa che non riescono a sfruttare le detrazioni Irpef previste dalla legge perché hanno un reddito inferiore. Il problema più grave riguarda 3,2 milioni di contribuenti che non riescono a sfruttare completamente le detrazioni per carichi di famiglia. Anche quest'anno, dice il presidente dei commercialisti, Massimo Miani, la campagna della dichiarazione dei redditi, avviata con la messa a disposizione dei dati per la precompilata, vede nuove detrazioni per oneri e spese che si affiancano alle numerose già esistenti, ma quello degli incapienti resta un nodo non affrontato. Il problema centrale è quello dei carichi familiari.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>L'ultimazione dei lavori decide lo sgravio casa</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Debora Alberici
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
35
</font>
</td>
</tr>
<tr>
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<font face="verdana" size="2">
Con l'ordinanza n. 9433 di ieri la Corte di cassazione ha sancito che i 18 mesi per trasferire la residenza e beneficiare delle agevolazioni fiscali sulla prima casa decorrono dalla data del rogito e non dalla ultimazione dei lavori. Irrilevanti le lungaggini burocratiche del Comune. I giudici del Palazzaccio hanno analizzato il caso di un contribuente che non aveva trasferito entro 18 mesi dal rogito la residenza nella casa in costruzione dal momento che la richiesta era stata inoltrata al Comune con successo solo dopo l'ultimazione dei lavori. La Corte ha respinto il ricorso dell'interessato e accolto la tesi delle Entrate.
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