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<TR>
<TD>
<div style="position: relative;">
<IMG id="ridImg" src="http://www.salfi.it/metaping/salfi-notizie/salfi-header1.jpg" border="0" align="center" width="650" >
<div style="position:absolute; top: 32px; right: 24px; color:#009900; font-family: Arial; font-weight: bold; font-size: 12px;">8 Marzo 2018</div>
</div>
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<div style="width:540px; margin-left: 30px; position: relative; margin-top: 40px; border-bottom:1px solid #343399;">
<SPAN style="color:#88888d; font-family: Times New Roman; font-weight: bold; font-size: 24px; line-height: 63px;">Notizie di Interesse</SPAN>
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</div>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>L'Europa avverte l'Italia: il debito pubblico deve calare</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Ivo Caizzi
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Corriere della Sera</b>
pag:
15
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, ha esortato Italia, Ungheria e Cipro a non sottovalutare gli squilibri macroeconomici. Per l'Italia Dombrovskis ha evidenziato come principale debolezza l'alto debito pubblico, seguita da disoccupazione, bassa crescita, ritardi di produttività e crediti deteriorati nel sistema bancario. Bruxelles ha deciso comunque di rinviare a maggio la verifica sull'eventuale apertura di una procedura sanzionatoria contro l'Italia a causa del debito eccessivo, che nelle previsioni resta stabilmente sopra il 130% del Pil e 'ancora non è su un percorso di ferma discesa a causa del deteriorarsi del saldo strutturale'. A Bruxelles non vedono rischi di instabilità politica per l'esito delle elezioni e hanno manifestato fiducia nel presidente Mattarella per la costituzione di una maggioranza. La Commissione Ue ha segnalato vari miglioramenti rispetto alle precedenti raccomandazioni ma, se i rischi per il rifinanziamento del maxi debito vengono considerati limitati nel breve termine, restano però alti nel medio termine per l'avanzo primario solo 'all'1,6% del Pil nel 2018'. La sostenibilità dei conti pubblici nel lungo termine si starebbe deteriorando a causa della spesa pensionistica. (Ved. anche Il Sole 24 Ore: 'Tregua Ue sul Def, 'ma le riforme frenano'' - pag. 3)
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Nel mirino Ue sette Paesi dal fisco troppo leggero</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Beda Romano
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
10
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
La Commissione europea mette nel mirino sette Paesi membri che 'mettono a rischio l'equità' nel mercato interno. L'esecutivo comunitario punta il dito contro i governi che hanno politiche fiscali aggressive: Belgio, Cipro, Malta, Ungheria, Olanda, Lussemburgo e Irlanda. Queste pratiche mettono in pericolo l'equità, l'omogeneità del mercato unico - ha detto in una conferenza stampa il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici. La decisione dell'esecutivo comunitario giunge dopo che Bruxelles ha aperto una serie di indagini per violazione del diritto comunitario nel campo degli aiuti di Stato. Irlanda, Olanda e Lussemburgo sono stati accusati di aver offerto illegittimi aiuti di Stato concedendo generosi accordi fiscali a numerose multinazionali. Il trasferimento di profitti da un paese all'altro da parte di imprese che cercano la migliore tassazione in Europa comporta un mancato gettito pari a 50-70 miliardi di euro all'anno. (Ved. anche Italia Oggi: 'Ue, 7 paradisi fiscali in casa' - pag. 27)
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Detrazione Iva non limitabile</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Laura Ambrosi e Antonio Iorio
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
18
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Tra gli orientamenti della Suprema corte emersi nel 2017 ed evidenziati dalla rassegna dell'Ufficio del massimario rileva che è irrilevante ai fini della detrazione Iva la congruità del corrispettivo dell'operazione, salvo non si tratti di false fatturazioni. Se l'amministrazione contesta al contribuente l'indebita detrazione Iva di fatture relative ad operazioni inesistenti, è onere del contribuente dimostrare la fonte legittima della detrazione o del costo e la sua mancanza di consapevolezza di partecipare a un'operazione fraudolenta. E ancora, ai fini della qualificazione di un negozio quale cessione di azienda non occorre che il complesso ceduto permetta l'esercizio attuale dell'attività di impresa: basta la sua attitudine potenziale.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Il ricorso originario è decisivo</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Laura Ambrosi e Antonio Iorio
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
18
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Il mancato rispetto del contraddittorio preventivo non è rilevabile d'ufficio ma va contestato nell'impugnazione dell'avviso di accertamento. Anche l'eventuale nullità dell'atto sottoscritto dal funzionario senza delega va prospettata subito. L'obbligo di motivazione è soddisfatto se l'ufficio mette il contribuente in condizione di conoscere la pretesa tributaria per contestarne l'an ed il quantum debeatur. La mancata indicazione nell'avviso di accertamento della norma violata non è, di per sé, causa di nullità dell'atto ove lo stesso indichi i presupposti di fatto e le ragioni di diritto che consentano al contribuente di esercitare il proprio diritto di difesa. La cartella di pagamento che non sia stata preceduta da un avviso di accertamento deve essere motivata in modo congruo, sufficiente ed intellegibile.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Accantonamenti senza derivazione</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Franco Roscini Vitali
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
19
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Fisco coerente sull'accantonamento a fondi, indipendentemente dai principi contabili adottati dall'impresa. Il decreto del 10 gennaio 2018, destinato alle imprese che redigono il bilancio in base ai principi contabili internazionali Ias/Ifrs, si occupa degli aspetti fiscali relativi all'applicazione del principio Ifrs 15, sulla rilevazione in bilancio dei ricavi provenienti da contratti con i clienti. Il decreto conferma l'impostazione fiscale che prevede l'irrilevanza ai fini Ires e Irap degli accantonamenti a fondi sino al momento in cui gli stessi diventano certi. L'art. 15 prevede che eventuali penali legali e contrattuali riducono direttamente l'importo del corrispettivo. Il principio Oic 31 ribadisce che per l'imputazione nel conto economico degli accantonamenti prevale il criterio della classificazione 'per natura' dei costi, sia se riferiti ad operazioni relative alla gestione caratteristica e accessoria, sia se relativi alla gestione finanziaria.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Dichiarazione fraudolenta più favorevole al reo</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Laura Ambrosi
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
19
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Sono i mezzi fraudolenti utilizzati nell'evasione fiscale che determinano la differenza tra una fattispecie penalmente rilevante e una condotta abusiva non più perseguibile. Ad affermarlo, tra l'altro, la Cassazione penale con la sentenza n. 10416 depositata ieri che offre spunti di riflessione sul nuovo delitto di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici. La vicenda concerne una presunta evasione fiscale integrante tra l'altro la dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici. Le operazioni contestate riguardavano alcune fatturazioni ricevute da una società ed emesse da altra impresa del gruppo ritenute non deducibili in quanto sproporzionate e antieconomiche. A seguito del sequestro gli indaganti ricorrevano in Cassazione che annullava la misura cautelare. Il Tribunale confermava nuovamente il sequestro. Gli interessati presentavano ancora ricorso. La Suprema Corte lo ha accolto.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Deduzione solo con l'inerenza</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Rosanna Acierno
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
19
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
La Corte di cassazione, con l'ordinanza 5197/2018, depositata lo scorso 6 marzo, ha stabilito che in mancanza di prove sulla funzionalità di un immobile rispetto all'attività svolta da una società immobiliare, la mera contabilizzazione in bilancio del suo prezzo di vendita non consente automaticamente la deduzione dei relativi costi di gestione. Per la deduzione di questi costi è infatti sempre necessario provarne l'inerenza ossia il collegamento diretto tra quell'immobile particolare e l'attività svolta dalla società. La pronuncia trae origine dal recupero a tassazione da parte delle Entrate di alcuni costi di gestione di un immobile per difetto di inerenza in capo a una società immobiliare.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Prestiti infragruppo, interessi rilevanti</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Giacomo Albano e Martina Bettarini
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
19
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Con la circolare dello scorso 6 marzo Assonime fornisce spunti di riflessione in tema di coordinamento della disciplina fiscale con le regole di bilancio (sia Ias che Oic). La circolare si sofferma in particolare sulla disciplina del nuovo comma 4-bis dell'articolo 5 del Dm 8 giugno 2011, applicabile sia alle imprese Ias adopter che alle imprese che adottano i nuovi Oic, in materia di finanziamenti infruttiferi infragruppo. Sul punto l'associazione evidenzia che la regola che impone di dare rilevanza fiscale ai soli interessi attivi e passivi desumibili dal contratto di finanziamento, in deroga al principio di derivazione rafforzata, si applica esclusivamente alle operazioni di finanziamento tra soggetti tra cui sussiste un rapporto di controllo. Sempre in tema di finanziamenti, la circolare evidenzia che il perimetro di applicazione delle regole Ires non è coincidente con l'analoga disciplina Ace.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Processo telematico a senso unico</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Massimo Romeo
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Il Sole 24 Ore</b>
pag:
20
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Il processo tributario telematico (Ptt), oggi ancora facoltativo, si avvicina gradualmente alla previsione dell'obbligo di utilizzo per le controversie tributarie. Il momento in cui si effettua la scelta del rito è rappresentato dalla notifica del ricorso o del gravame alla controparte. Qualora la parte ricorrente opti per il rito telematico dovrà notificare l'atto di impugnazione alla controparte tramite Pec. Se invece la scelta ricade sul rito cartaceo si dovrà notificare l'atto tramite posta raccomandata A/R in plico aperto senza busta, consegna diretta o con ufficiale giudiziario. Occorre essere accorti in quanto la notifica del ricorso via Pec preclude la costituzione in giudizio con il rito cartaceo. In caso contrario il comportamento potrebbe essere colpito da una sanzione processuale d'inammissibilità per inesistenza giuridica o nullità dell'azione proposta in quanto non conforme al modello legale di riferimento.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Valido l'accertamento Iva della contabilità in nero</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Debora Alberici
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
27
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
E' valido l'accertamento Iva basato sulla contabilità in nero ed emesso senza un preventivo contraddittorio con il contribuente. Infatti, il vizio formale può essere fatto valere solo da chi prova quale danno gli sarebbe derivato dall'impossibilità di difendersi in sede amministrativa. E' quanto affermato dalla Corte di cassazione che, con l'ordinanza n. 5408 del 7 marzo 2018, ha accolto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate depositando una motivazione controcorrente rispetto a posizioni che sembravano oramai consolidate.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Evasione contributi, depenalizzazione ristretta</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Debora Alberici
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
27
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Depenalizzazione ristretta per l'evasione contributiva. L'imprenditore è punibile se nell'arco dell'anno matura un debito con l'Inps che supera i 10mila euro. A stabilirlo le Sezioni unite penali della Corte di cassazione, con la sentenza n. 10424 del 7 marzo 2018. La questione è approdata sul tavolo dei giudici di Piazza Cavour non per un contrasto ma per mancanza di chiarezza della riforma sulla depenalizzazione, in particolare l'articolo 3 del decreto legislativo n. 8/2016.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Accertamenti col freno</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Giovanni Cataldi
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
28
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Con la sentenza n. 278 del 18 gennaio 2018 la Ctr del Lazio afferma che la querela di falso presentata dal contribuente in assenza di riscontri probatori circostanziati afferenti la pretesa tributaria, blocca l'accertamento del fisco. Per i giudici tributari d'appello deve valere il principio affermato dall'articolo 2697 c.c. in base al quale in tema di onere della prova, spetta al soggetto attivo dimostrare i fatti e le circostanze su cui si fonda la pretesa. L'amministrazione, in qualità di attore sostanziale non ha provveduto attraverso riscontri oggettivi o presunzioni discendenti da fatti circostanziati, gravi, precisi e concordanti a provare la pretesa fiscale. I giudici d'appello hanno confermato il verdetto espresso dai colleghi di prime cure.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Un processo online per 17 mila</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Valerio Stroppa
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
29
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Sono più di 17mila i professionisti iscritti al Sigit, il portale informatico della giustizia tributaria da cui passano i processi fiscali online. A questi si aggiungono 7mila dipendenti degli enti impositori, dalle agenzie fiscali agli enti locali. Complessivamente le parti hanno depositato più di 320mila atti digitali dall'inizio della sperimentazione, partita il 1°dicembre 2015 nelle Ctp e Ctr di Umbria e Toscana e poi gradualmente esteso al resto d'Italia. Solo nel 2017 i depositi sono stati 241mila, su un totale di 1.183.040 atti, vale a dire il 20% del totale. Ma a partire da agosto 2017, ossia da quando il processo tributario telematico ha abbracciato tutto il territorio nazionale, tale dato è cresciuto fino al 27%, facendo registrare fino al 31 gennaio 2018 oltre 202mila depositi online su un totale di 745mila. E' quanto emerge dal primo rapporto sulla digitalizzazione del contenzioso tributario, predisposto dalla direzione giustizia tributaria del Dipartimento delle finanze.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>Niente detrazione all'evasore</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Franco Ricca
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
<b>Italia Oggi</b>
pag:
30
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="verdana" size="2">
Con una decisione di ieri la Corte di giustizia Ue ha dichiarato che non ha diritto a detrarre l'imposta assolta sugli acquisti il soggetto passivo che non ha presentato la dichiarazione e non ha versato l'Iva fatturata. I giudici comunitari, pur demandando la decisione ai giudici romeni che avevano sollevato la questione, hanno ritenuto che l'Amministrazione finanziaria possa esigere dall'evasore l'imposta sulle operazioni effettuate e negare, nel contempo, il diritto alla detrazione dell'imposta assolta a monte. Il caso riguardava un imprenditore che, a seguito della mancata presentazione di due dichiarazioni trimestrali, si era visto annullare dal fisco il numero identificativo Iva ma nonostante ciò aveva continuato a emettere fatture senza versare l'imposta né depositare le dichiarazioni. In sede di controllo fiscale l'ufficio aveva respinto la richiesta di scomputare dall'Iva dovuta quella pagata ai fornitori per l'acquisto di beni e servizi.
</font>
</td></tr>
<tr style="border-bottom: dotted 1px black;">
<td>
</td>
</tr>
</table>
<br><br>
</TD>
</TR>
<TR>
<TD>
<table style="border-bottom: dotted 1px black;" width="92%" border="0" cellspacing="3" cellpadding="3" bgcolor="#FFFFFF" align="center">
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#303498">
<b>La Dsu precompilata bloccata</b>
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Autore: </b>
</font>
<font face="Arial" size="2">
Cristina Bartelli
</font>
</td>
</tr>
<tr>
<td>
<font face="Arial" size="2" color="#666666">
<b>Fonte: </b>
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<b>Italia Oggi</b>
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Dovrebbe partire il 1°settembre 2018 il nuovo indicatore di ricchezza per accedere alle prestazioni sociali agevolate. Parliamo dell'Isee precompilato (Dsu dichiarazione sostitutiva unica). Secondo il calendario previsto dal collegato fiscale alla legge di Bilancio 2017 l'avvio dovrebbe essere preceduto da un periodo di sperimentazione di sei mesi. E, quindi, da marzo. Ma, al momento, le riunioni per fissare i paletti del nuovo adempimento e soprattutto ricevere il via libera del Garante della privacy sono a un livello interlocutorio. Non c'è ancora nessun decreto attuativo su cui dovrà poi pronunciarsi il garante Antonello Soro, per la gestione dei dati dei contribuenti. Né tantomeno è arrivata alcuna informativa ai Caf per la compilazione e l'inoltro degli Isee.
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